Pubblichiamo di seguito l’intervento del nostro lettore Massimo Weilbacher su Facebook:
Anche a Genova esiste, in pieno centro, Piazza della Vittoria, opera di Piacentini ornata da una nutrita serie di opere di Dazzi. La piazza, tra l’altro, ha molti punti di contatto con quella di Brescia, che essendo precedente ne ha costituito in qualche modo il modello.
A Genova, città medaglia d’oro della resistenza da sempre amministrata dalla sinistra (quella dura e pura non quella annacquata) dove ANPI, sindacati, partigiani vari, organizzazioni di sinistra di ogni genere e tipo hanno sempre avuto una fortissima influenza, nessuno si è mai sognato di rimuovere dal loro posto le statue di Dazzi di piazza Vittoria o la statua del navigatore (molto simile al Bigio ma opera di un altro scultore) posta alla foce per celebrare la visita del Duce in città nel 1938 (e quindi simbolo fascistissimo).
Alla fine della guerra (a Genova la guerra civile fu molto più cruenta che a Brescia) gli antifascisti si limitarono ad eliminare i fasci littori e le scritte inneggianti al regime, ma nessuno, nemmeno nel 1945, si sogno’ di rimuovere le statue.
La statua del navigatore fu spostata pochi anni fa per il rifacimento della copertura del Bisagno e poi rimessa regolarmente al suo posto senza che nessuno avesse niente da dire.
Per chi volesse dare un’occhiata alla statua per un confronto con il Bigio ecco il link http://spazioinwind.libero.it/littorio/arc/ge06.jpg Detto questo porrei un paio di semplici domande:
– come mai gli antifascisti bresciani si offendono tanto per una statua e quelli genovesi invece non si offendono minimamente per una statua molto simile e, forse, anche più simbolica?
– chi si oppone alla ricollocazione del Bigio è proprio sicuro che cancellare (e magari riscrivere) la storia e la memoria distruggendo o nascondendo o censurando opere d’arte sia un atteggiamento utile e civile?
La presidentessa della Camera risponderebbe sicuramente di si; George Orwell ha spiegato bene, invece, cosa significhino e dove portino certi atti di sopraffazione soprattutto a danno della cultura.
L’Isis, da parte sua, distrugge sistematicamente le statue e i monumenti che ritiene incompatibili con i suoi principi; trovo abbastanza inquietante che anche da noi ci sia chi vuole fare lo stesso, sia pure con l’alibi di nobili motivazioni (che, se tali, dovrebbero essere utilizzate per questioni più serie).
Mi piacerebbe che il sindaco Del Bono prendesse, una volta per tutte, una posizione, chiara e motivata, sull’argomento.
Massimo Weilbacher