“Il Bigio è brutto”, “il Bigio è un simbolo fascista”. Due sono le principali obiezioni che i nemici del Colosso di Arturo Dazzi muovono al ritorno della statua in piazza Vittoria. Sulla prima critica c’è poco da dire. E’ un’opinione condivisibile forse, ma non condivisa da molti. Un’opinione che oltretutto apre scenari infiniti, anche inquietanti, che vanno dall’eugenetica nazista alla distruzione di qualsiasi opera d’arte o d’architettura nel nome di un presunto buongusto che ben poco lascerebbe in vita della maggioranza dell’opere d’arte contemporanea.
La seconda critica – la più ricorrente – merita un’altra attenzione. Ci sia concessa una premessa. Due, oggi, sono le manifestazioni del Fascismo. Ci sono i fascisti, di destra, alla ricerca costante di piccole rivincite sulla Storia, che sono mossi da una nostalgia politica omissiva. Una nostalgia che dimentica o sminuisce volutamente i crimini e gli orrori della dittatura fascista. La Storia su questo ha già fatto giustizia e verità: anche alla luce di ciò è loro diritto continuare a manifestare una posizione sbagliata. Poi ci sono i fascisti di sinistra, quelli che si ergono a paladini di un antifascismo di forma che nella realtà dei fatti è l’esatto opposto. Sia chiaro. Non ci riferiamo a chi come Flavio Pasotti o Alessandro Benevolo è intervenuto coraggiosamente e con intelligenza su questo sito per dire le proprie ragioni contro il ritorno del Bigio: li ringraziamo di averlo fatto. Ci riferiamo invece a coloro che accusano di fascismo chiunque non la pensi esattamente come loro, a quelli che tolgono le statue nel nome della “verità” del pensiero unico e della “giustizia”, a quelli che bruciano “democraticamente” le auto senza processi, a quelli che minacciano di imbrattare la statua del Bigio anche qualora un’amministrazione democraticamente eletta dovesse decidere di ricollocarla al suo posto.
Ebbene. Non solo non siamo fascisti: siamo orgogliosamente antifascisti e lo ribadiamo con forza. Di più. Proprio nel nome di un antifascismo di sostanza chiediamo al sindaco e a tutti che la statua di Dazzi torni nella sua collocazione originaria, ovviamente in una forma che rispetti la verità della Storia e i sopravvissuti di quel terribile periodo. Una cosa deve essere chiara: ciascuno deve essere libero di esprimersi liberamente anche dal punto di vista artistico e la piazza – che già ospita l’arengario – non può restare incompleta per sempre nel nome dell’ideologia. Affermare il contrario è da fascisti.
Gli amici del Bigio